Nutrizione Senior
Per un giusto approccio alla nutrizione dei più anziani
La corretta nutrizione per i senior
L’alimentazione è senza dubbio il primo e più importante fattore sul quale possiamo intervenire per influenzare non solo la durata della nostra vita, ma anche se ci verranno o meno diagnosticate alcune patologie importanti, nonché se, da anziani, saremo attivi e forti oppure sedentari e fragili.
Forse un giorno chiederemo a una persona la sua età non più sulla base della data di nascita ma dell’età biologica, che saremo capaci di misurare.
La maggior parte delle diete alla moda di cui oggi si sente tanto parlare possono anche essere efficaci nei confronti di problemi di salute come l’obesità o il diabete, ma la “dieta” migliore deve essere efficace per raggiungere l’obiettivo di farci rimanere giovani il più a lungo possibile, ottimizzando anche la protezione, la rigenerazione e il ringiovanimento e minimizzando le malattie.
Secondo la scienza si definisce “anziano” chi ha raggiunto un determinato livello cronologico di età, generalmente indicato intorno ai 65 anni, ma oggi si distinguono diverse fasi dell’anzianità, suddivisa in quattro sottogruppi, “giovani anziani” (persone tra i 65 e i 74 anni), anziani (75 – 84 anni), “grandi vecchi” (85 – 99 anni) e centenari.
C’è però una distinzione da fare tra un anziano in buona salute e quello che viene definito “anziano fragile”; con quest’ultimo termine si indica infatti una persona anziana con limitate attività del vivere quotidiano a causa di problemi fisici, mentali, sociali o psicologici e per la presenza di patologie e malattie ricorrenti o croniche, che compromettono la sua indipendenza e perciò ha un bisogno particolare di aiuto e di cura per evitare ulteriori complicanze.
Un modello nutrizionale cui far riferimento, anche in età geriatrica, è sicuramente quello della dieta mediterranea. Tale modello nell’anziano prevede però delle integrazioni. In particolare, l’anziano deve porre molta attenzione al consumo di acqua che deve mantenersi (malgrado la fisiologica riduzione del senso di sete) intorno a 1,5 litri al giorno. Per il resto i diversi gradoni della classica piramide alimentare sono simili a quelli dell’adulto. E’ importante la corretta assunzione id proteine che spesso è insufficiente in quanto erroneamente si ritiene siano dannose.
Una valutazione nutrizionale oggettiva deve invece basarsi su:
- dati anamnestici
- valutazione clinica
- anamnesi alimentare
- composizione corporea (antropometria ‐ BIA)
- test funzionali
- parametri bioumorali (proteine plasmatiche che si correlano con lo stato nutrizionale)
Malnutrizione negli anziani
Gli anziani sono una fascia di popolazione ad alto rischio di malnutrizione e la percentuale dei casi accertati si diversifica a seconda del loro stato di salute: autosufficienti: 5 ‐ 10 %, ospedalizzati: 35 ‐ 65 %, istituzionalizzati (residenti in strutture assistenziali): 30 – 50 %. Nella popolazione più “giovane” (< 75 anni) prevalenza di malnutrizione più bassa.
I fattori che determinano lo stato di malnutrizione geriatrica sono:
- NUTRIZIONALI (rallentamento del metabolismo, ridotta tolleranza ai carboidrati, anoressia senile, incompatibilità farmaco/alimento)
- CLINICI E FUNZIONALI (ridotta efficienza di masticazione, funzioni sensoriali e digestive)
- SOCIALI (livello culturale, povertà, isolamento)
- PSICOLOGICI (depressione, confusione)
Uno dei test più comuni per individuare i pazienti anziani a rischio di malnutrizione è il MNA (Mini Nutritional Assessment), un questionario che viene compilato dall’anziano e il cui esito definisce criteri di valutazione del rischio.
Al fine di evitare conseguenze date dalla malnutrizione è importante mantenere alcune accortezze:
In caso di NON AUTOSUFFICIENZA, per cui si intende la riduzione delle capacità del soggetto anziano a svolgere tutte quelle attività della vita quotidiana che in passato era in grado di compiere autonomamente, bisogna porre particolare attenzione alla temperatura del cibo evitando che questo sia troppo caldo (rischio di ustioni) oppure troppo freddo (riduzione della palatabilità dell’alimento); non eccedere nella quantità di cibo sul cucchiaio per evitare che la persona seguita abbia difficoltà nella deglutizione e vada incontro a soffocamento; non eccedere nella quantità di cibo sul piatto perché se troppo pieno, l’anziano potrebbe avere la sensazione di non farcela ancora prima di iniziare a mangiare, e questo potrebbe spingerlo a rifiutare il cibo.
In caso di DIFFICOLTA’ NELLA DEGLUTIZIONE (DISFALGIA) bisogna mangiare lentamente e introdurre cibi della stessa consistenza, fare piccoli bocconi, eseguire colpi di tosse volontari e mantenersi seduti subito dopo aver finito il pasto. Sarà anche necessario evitare cibi poco compatti o quelli che si sciolgono facilmente in bocca.
In caso di DIFFICOLTA’ NELLA MASTICAZIONE, causata da una parziale o totale edentulia (assenza parziale o totale dei denti) e considerata uno dei fattori di rischio nutrizionale più frequenti in quanto il soggetto affetto da questo tipo di problematica, è suggerito eliminare spontaneamente tutti gli alimenti che il paziente non è in grado di masticare con facilità (carne, frutta e verdura in particolare), privilegiando alimenti di consistenza più morbida come minestre o latticini.
In caso di ALTERAZIONI SENSORIALI come riduzione di gusto, olfatto, vista e udito, si può andare incontro ad una ridotta socializzazione al momento del pasto e di conseguenza una riduzione della sensazione di piacere del cibo; ridotta produzione e viscosità della saliva che porta ad un aumento della secchezza della bocca e quindi difficoltà nella masticazione e deglutizione con conseguente irritazione e dolore; diminuzione dei sensi dell’olfatto e del gusto portano ad una riduzione dell’interesse nei confronti del cibo. Oltre ai cambiamenti fisiologici che avvengono nel soggetto anziano, possono essere presenti patologie sottostanti (malattie neurologiche, depressione, disfagia etc…) che velocizzano questi processi.
Approccio nutrizionale
L’approccio con un soggetto anziano deve poter migliorare e incrementare l’apporto nutrizionale orale con una dieta ipercalorica o migliorata, una dieta personalizzata con il coinvolgimento delle figure professionali di riferimento e con l’utilizzo di integratori alimentari.
Un’adeguata dieta deve provvedere ad energia, proteine e micronutrienti, mantenere o migliorare lo stato nutrizionale, mantenere o migliorare l’attività e la capacità di riabilitazione, mantenere o migliorare la qualità di vita, ridurre la mortalità e morbilità.
Nutrizione artificiale
La Nutrizione Enterale (NE) è una procedura terapeutica mediante la quale è possibile soddisfare i fabbisogni nutrizionali di pazienti non in grado di alimentarsi per via orale attraverso la somministrazione di nutrienti direttamente nello stomaco o nell’intestino.
La NE va preferita ogni volta che l’intestino funziona, in quanto riduce i potenziali rischi della nutrizione parentale sia ospedaliera che domiciliare.
La Nutrizione Parenterale (NP) ospedaliera e Domiciliare deve essere riservata a quei casi in cui la NE è controindicata o non eseguibile: nell’anziano è infatti gravata da maggiori rischi di squilibrio idroelettrolitico e di scompenso cardiaco. La complicanza settica deve essere sempre valutata in questo tipo di nutrizione.
Uomo
Ogni uomo può fare molto per vivere meglio e più a lungo, adottando uno stile di vita corretto.