Un’alimentazione che comprenda l’utilizzo di insetti sta assumendo un’importanza sempre crescente nell’ambito della ricerca di nuove fonti alimentari.

È possibile paragonare la qualità nutrizionale degli insetti con quella di altri prodotti di origine animale tra cui l’elevato contenuto proteico (40-60% di sostanza secca) e lipidico (10-50% di sostanza secca) ma anche di interessanti micronutrienti come il potassio, il calcio, il ferro, il magnesio e il selenio.

Fino ad oggi l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha autorizzato la commercializzazione del Tenebrio molitor, ovvero la tarma della farina, della Locusta migratoria, dell’Acheta domesticus e della larva del verme della farina ma solo dopo la loro riduzione in polvere. In ogni caso la loro presenza negli alimenti deve essere riportata nelle etichette.

Ma lo sapete che in realtà già da tempo nella nostra alimentazione sono presenti gli insetti anche se mascherati nelle sigle dei coloranti alimentari come l’E120 estratto dalle uova di cocciniglia essiccate o dall’insetto stesso. Il colore che si ottiene è molto stabile e ha trovato impiego, soprattutto in passato, nella produzione di alcune caramelle rosse, viola o rosa, negli yogurt, nel marzapane, nelle gelatine, nei gelati, nelle bibite, nei liquori, nei bitter, in confetti medicinali e in cosmetici.

Secondo uno studio del Centro per lo sviluppo sostenibile dell’università di Milano un italiano consuma in media inconsapevolmente circa mezzo chilo di insetti all’anno!

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